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Sprofondo Juve, perde 2-0 anche in Israele: eliminazione a un passo.

La squadra di Allegri cede anche contro il Maccabi: la qualificazione agli ottavi resta solo un’ipotesi aritmetica, a rischio anche l’eventuale passaggio in Europa League.

La Champions League della Juventus è appesa al filo dell’aritmetica. La sconfitta 2-0 sul campo del Maccabi Haifa, che era ultimo nel girone e quarta testa di serie, battuto 3-1 una settimana fa a Torino, rende la Signora non più padrona del proprio destino: senza i risultati giusti sugli altri campi, non le basterà neppure vincere le due sfide restanti con Psg e Benfica – con cui ha perso all’andata – per evitare l’eliminazione alla prima fase di Champions che ai bianconeri non succede dal 2013-14, ultimo anno di Antonio Conte. Ed essere raggiunti dagli israeliani, trascinati da una doppietta di Atzili (al 7′ e al 42′), mette a rischio anche il passaggio in Europa League come terza del girone. Mai la Juve aveva perso tre delle prime quattro partite di una fase a gironi di Champions, dicono le rilevazioni Opta. E quando piove, grandina: un nuovo infortunio muscolare di Di Maria fa temere ancora uno stop del Fideo.

COLPITA E AFFONDATA 

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La lingua batte da subito dove il dente duole, cioè la scelta di Allegri di mettersi in campo con un 4-4-2 evidentemente asimmetrico, più che storto, con Cuadrado a sinistra sulla stessa fascia di Alex Sandro e McKennie invece a destra davanti a Danilo, da dove piovono disastri. In quattro minuti tre azioni in fotocopia: cross dalla sinistra di Cornud e occasione per il Maccabi. Sul primo (al 3’) incorna Pierrot centrale saltando su Rugani e salva Szczesny, sul secondo salvataggio in corner, finché il terzo indizio fa la prova, anzi il gol, meritato: a centro area Atzili da solo, con Rugani che arriva in ritardo, la prende in torsione con la schiena, quanto basta per infilare un non incolpevole Szczesny.

PUGILE SUONATO 

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La Juve è un pugile suonato che continua a subire: al 12’ Chery su punizione prende la traversa, un minuto dopo ancora Atzili in contropiede costringe al corner, e non siamo ancora al quarto d’ora. Infatti continua a grandinare: alla mezzora David reclama un rigore per un tocco di braccio di Bonucci, ma per il Var non c’è niente; al 35’ ancora un cross dalla sinistra di Cornud innesca una girata di Atzili larga di un soffio. Così al 42’ arriva il raddoppio: Pierrot in campo aperto trova la Juve sbilanciata e scoperta a destra, dove pesca Atzili – lasciato solo da Alex Sandro che si era accentrato – che al sette sul primo palo infila il raddoppio.

SENZA FIDEO 

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Eppure è un altro il momento dello sgomento, che toglie ogni parola di bocca. Minuto 22, Di Maria cerca lo scatto in contropiede eppure la corsa si spegne subito: il Fideo si tocca dietro la coscia destra, nella parte alta, guarda smarrito la panchina e chiede il cambio. Doveva essere quello che accendeva la luce, e lo era stato all’andata, che però rimane la sua unica partita in stagione da 90 minuti, l’unica (tranne la prima di campionato) in cui ha giocato più di un tempo, e che fin qui aveva già saltato sei delle dodici gare stagionali. Arriveranno gli esami a stabilire i tempi di recupero, nell’immediato è l’evento che serve, più di ogni altra precedente evidenza tecnica, per spostare Cuadrado a destra a tutta fascia, con Danilo che sale e McKennie ad attaccare gli spazi.

QUEL RIGORE 

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Subito prima dell’intervallo Vlahovic ha sulla testa, su cross di Cuadrado dalla destra, la palla che riaprirebbe la partita, e un’altra gli capita poi al quarto d’ora della ripresa, ma sempre troppo moscio per incidere. Meno moscia, sicuramente meno stordita, più presente e attiva, è la Juve che si presenta al ritorno in campo con Kostic per McKennie e Locatelli al posto di un pessimo Paredes. Tutt’altra postura al di là degli uomini, eppure in termini di vigore la reazione dura una decina di minuti. Qua e là, tra uno spreco e l’altro in contropiede degli israeliani, al 54’ Rugani di testa sfiora il gol sventato in volo da Cohen e al 67’ Cornud frana in area su Cuadrado involato verso la porta, eppure incredibilmente anche il Var dice che non è fallo: neanche l’episodio che poteva riaprirla va come dovrebbe. L’ingresso di Kean e Soulé cambia poco e non è neanche a loro che sarebbe giusto chiederlo. La Juve affonda, senza salvagente.

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