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Nuovi livelli essenziali di assistenza, approvato il Dpcm. Ecco tutte le novità

Dopo 6 anni è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il Dpcm, che risale addirittura al 2017, sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, con 2 nuovi nomenclatori, specialistica ambulatoriale e assistenza protesica. È un momento particolarmente significativo.

Orazio Schillaci, rettore dell’Universita’ Tor Vergata. ANSA/UNIROMA2

“Dopo 6 anni è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il Dpcm, che risale addirittura al 2017, sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, con 2 nuovi nomenclatori, specialistica ambulatoriale e assistenza protesica. È un momento particolarmente significativo”. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in conferenza stampa. “Noi che siamo al Governo da 6 mesi siamo finalmente riusciti con un grande lavoro – rivendica Schillaci, ringraziando le Regioni – a sbloccare una situazione che comportava in varie regioni prestazioni ambulatoriali obsolete. Abbiamo introdotto nuove prestazioni, è un segnale fortissimo – sottolinea – che va nella direzione di superare le diseguaglianze fra le regioni”.

Il decreto atteso da oltre un lustro, per anni stabilirà le nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale, 2108 in tutto, e di protesica, quasi un migliaio, e le relative tariffe. I diritti a fruire di queste prestazioni per tutti gli italiani partiranno tassativamente il 1° gennaio 2024 per la specialistica ambulatoriale e il 1° aprile 2024 per le protesi, magari con risorse ritoccate in alto dalla Finanziaria da approvarsi a fine anno. Di certo c’è che si aggiorna il dispositivo del 2017 che a sua volta rivedeva i Lea risalenti al 2001. Ricordiamo peraltro che, sulla precedente bozza, lo scorso anno le regioni si sono divise.Il pregresso – Prima del 2001 il Servizio sanitario, pur avendo previsto un elenco di livelli essenziali di assistenza, per avere contezza delle sue spese contava sul nomenclatore delle prestazioni specialistiche, rivisto l’ultima volta nel 1996, e su quello delle protesi del 1999. Nel 2001 uscì il primo vero elenco dei Lea; 16 anni dopo il governo lo rielaborò dopo un lungo iter – i medici di famiglia ricorderanno le linee guida imposte e poi ritirate per prescrivere in modo “idoneo” esami e visite specialistiche – stimando un costo aggiuntivo per il Fondo sanitario di 800 milioni annui, anzi di 771. In realtà tutte le prestazioni pesate per fabbisogno e sommate sarebbero ammontate a 3053 miliardi. Ma molte prestazioni inserite nel nuovo testo firmato dall’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin nel tempo erano state coperte dalle regioni ed erano appena state centralizzate le gare d’acquisto sicché il governo prevedeva risparmi. Invece le regioni dubitavano, e fino al 2019 non si è giunti a una quadra. Poi è arrivato il Covid. La Finanziaria del governo Draghi nel 2022 (legge 234/21 comma 288) ha stanziato altri 200 milioni per concorrere a sostenere la spesa. Nel ’22 la cifra in trattativa è salita ancora ad oltre 400 milioni di oneri aggiuntivi. Alcune regioni si sono comunque opposte sostenendo che quei soldi servono a coprire il passivo generato dal Covid-19 nelle loro casse; tra l’altro tuttora le regioni chiedono di poter alzare i tetti di spesa sugli acquisti di prestazioni sanitarie da strutture private accreditate con il Ssn. A conti fatti però in autunno 2022 ha detto no ai nuovi Lea solo la Campania; tanto è bastato a far saltare il tavolo.

I nuovi Lea – Tra le novità, il nomenclatore delle prestazioni ambulatoriali in arrivo individua tutte le prestazioni di procreazione medicalmente assistita (PMA) da erogare a carico del Ssn e fin qui erogate solo in regime di ricovero. Inoltre, rivede l’elenco delle prestazioni di genetica introducendo consulenze che consentono di spiegare al paziente significato, esiti ed implicazioni dei test sui geni, e di avere eventuale sostegno in scelte o situazioni difficili. Ancora: si introducono prestazioni di elevatissimo contenuto tecnologico come l’adroterapia con ioni e protoni, o hi-tech quali l’enteroscopia con microcamera ingeribile, o la radioterapia stereotassica. Nel nomenclatore della protesica, rispetto al 1999 sono stati trasferiti dei prodotti dall’elenco “su misura” all’elenco “in serie”, altri 200 sono stati eliminati –è stata esclusa la classe degli ausili addominali per la terapia dell’ernia – e sono entrati dispositivi per terapia circolatoria e domotici.

I costi – Nella relazione tecnica, il ministero della Salute prevede che basteranno 402 milioni (379 per la specialistica ambulatoriale e 23 per la protesica) per coprire gli oneri aggiuntivi dei due nomenclatori e ricorda come procedure eseguibili nel ‘96 solo in regime di ricovero “oggi sono entrate nella pratica clinica corrente e possono essere erogate in ambito ambulatoriale”. I finanziamenti sono tratti per circa 380 milioni dai fondi stanziati per realizzare il decreto Lea del 2017 e per il resto sono fissati dalla Finanziaria 2021.