ITALIAMUSICA

I manager della musica cercano le istituzioni

Chiede sostegno Sergio Cerruti Presidente AFI

35 miliardi di euro è il valore economico generato dal complesso dell’industria culturale italiana, pari al 2,2% del Pil per un totale di 690 mila posti di lavoro. Numeri importanti, ma segnati duramente dalla pandemia, che ha colpito il settore, più di altri. “Nel 2020 solo per il mondo degli eventi live, si stimano perdite per oltre 350 milioni di euro a cui bisogna sommare l’indotto, altri 600 milioni di euro” precisa Sergio Cerruti, presidente dei produttori discografici indipendenti di Confindustria (AFI), preoccupato per le conseguenze future e non ancora del tutto visibili, di un ampio settore che include locali, discoteche, spettacoli dal vivo.

Ma non è tutto. Nel 2020 si è registrato il crollo di oltre il 70% del supporto fisico, principalmente il cd, che neanche la vendita sui digital store è riuscita a compensare. “Un durissimo contraccolpo con oltre 100 milioni di euro mancati ricavi” sottolinea Cerruti “proprio per questo l’Associazione ha più volte sostenuto la necessità di ristori economici adeguati nei confronti degli operatori di un settore che, se non adeguatamente tutelato, rischia di scomparire”. Il booster del digitale per il settore della musica, durante la pandemia, è stato un’enorme fortuna, grazie alle numerose piattaforme che hanno comunque permesso al mercato di evolvere in un momento storico complesso ed imprevedibile.

Ora che l’emergenza Covid sembra alle spalle, però, è necessaria una ripartenza decisa per il settore, ma anche una nuova consapevolezza. “L’Italia è una superpotenza culturale nel mondo, che necessita di una maggiore attenzione da parte di operatori ed istituzioni, perché non è ancora in grado di sprigionare e valorizzare al 100% il potenziale creativo di cui dispone”, osserva Cerruti, che tramite Afi sta cercando un’interlocuzione nuova in ambito istituzionale. “Il settore musicale, si presenta frammentato al suo interno e troppe volte è stato incapace di fare squadra comune; affinché il settore riesca ad essere valorizzato come merita, bisogna comprendere le dinamiche del mercato, cambiando approccio nei confronti della cultura, che è un’industria e della musica che è un lavoro. Chiediamo da tempo competenze adeguate a livello istituzionale e la dotazione di strumenti corretti per poter intercettare le esigenze degli imprenditori, delle aziende e del settore nel suo complesso” chiarisce il Presidente di Afi.

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