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Dipendenti pubblici, la fuga dei giovani dal posto fisso: “Stipendi troppo bassi, come facciamo a pagare gli affitti a Roma e Milano?”

Dipendenti pubblici, la fuga dei giovani dal posto fisso: “Stipendi troppo bassi, come facciamo a pagare gli affitti a Roma e Milano?”

Posto fisso? Addio. Centinaia di giovani hanno vinto i concorsi pubblici voluti da Renato Brunetta, ma stanno rinunciando alle assegnazioni. La ragione? I salari sono troppo bassi e spesso ci si deve trasferire lontano da casa (Milano e Roma, in primis) dove gli affitti sono insostenibili. Sulla scelta dei giovani pesa anche la confusione con cui sono stati gestiti i concorsi. Un esempio? Quello per funzionari amministrativi: su 2.736 posti ne sono rimasti vuoti 574. Scrivi la tua storia a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it

“Toglietevi dalla testa l’idea di chiedere un trasferimento. Sono qui da 20 anni e non l’ho ancora ottenuto. Ah, e non pensate di fare carriera, è impossibile”. Roma, ministero dell’Economia e delle Finanze. È il primo giorno di lavoro per decine di giovani e il gruppo di neoassunti, testimoni dello sfogo di un dipendente che lavora in quell’ufficio da tempo, non può credere alle proprie orecchie. A raccontarlo è Marco (nome di fantasia, ndr): laurea in giurisprudenza, avvocato abilitato, un dottorato alle spalle. Ha vinto il concorso per funzionari amministrativi, si è piazzato tra i primi posti, eppure ha dovuto lasciare la Sicilia. Prende servizio nella Capitale, al Mef: non ci sono computer per tutti, non viene fatta la formazione, per giorni a nessuno viene detto cosa fare. Lui, Marco, vi resterà per poco: “Dopo circa tre settimane mi sono licenziato” racconta, “all’inizio ho preso un monolocale, per un mese, su Airbnb, nell’attesa di cercare una soluzione più stabile. Ma gli affitti erano troppo alti. Ho pensato anche di andare a vivere in una stanza singola, con altre persone, ma il fatto è che non sono più uno studente. Insomma, mi sono fatto due conti in tasca e ho capito che con uno stipendio da 1700 euro al mese mi sarebbe rimasto ben poco. Così ho deciso di tornare a casa. Ora sto lavorando, part-time, e mi sto preparando per altri concorsi”.

COSTO DELLA VITA INSOSTENIBILE – Di storie come quella di Marco ce ne sono centinaia. E riguardano tanto i ministeri quanto i posti messi a disposizione dagli enti locali per il Pnrr. Il primo ad ammettere che ci sia preoccupazione all’interno del governo – con buona pace di Renato Brunetta – è stato Enrico Giovannini, in un’audizione alla commissione Trasporti della Camera, lo scorso 26 maggio. Parlava proprio dei funzionari del suo ministero: “Le assunzioni recenti sono andate in parte deserte, in particolare al Nord – ha rivelato – una quota consistente delle 320 figure a concorso ha rinunciato evitando di prendere servizio a meno che non gli fosse stata indicata una sede al Sud. Temiamo che accada lo stesso per il concorso per ingegneri“. Il motivo è presto detto: a Milano, la città col numero maggiore di posti per le sedi distaccate dei ministeri, un monolocale costa in media 1000 euro al mese, un bilocale 1300 euro e una stanza singola 600 euro (dati International Rent Index). Non va molto meglio, poi, nella città che ha assorbito – o che avrebbe dovuto assorbire – il numero più alto di neoassunti, e cioè Roma: 900 euro per un monolocale, poco meno di 1300 euro per un bilocale e 580 euro per la singola. E i 1700 euro di cui ha parlato Marco riguardano quasi esclusivamente il ministero dell’Economia: negli altri, a partire dal ministero dell’Istruzione fino all’Ispettorato del lavoro, i salari sono inferiori.

CAOS CONCORSI, SI PESCA DALLA GRADUATORIA – Il risultato è che centinaia di persone che hanno vinto il concorso – amministrativi, tecnici, ingegneri – stanno rinunciando al posto fisso. Se si prende il caso, per esempio, di quello per funzionari, la Ripam (la commissione che si occupa proprio della selezione del personale) ha comunicato due settimane fa, “per la sostituzione di vincitori rinunciatari”, lo scorrimento in graduatoria di 574 unità. A frenare i giovani sono state anche le modalità di gestione del concorso. A spiegarlo è Sara, dipendente di un Comune capoluogo dell’Emilia-Romagna: “I vincitori, prima della scelta della sede in cui avrebbero preferito lavorare, dovevano scegliere il ministero. Col risultato che molti sono stati assegnati a mille chilometri da casa“. A confermarlo c’è Ilario, siciliano, che sottoscriverà il contratto il 13 di giugno e si trasferirà a Roma: “Il risultato è che un laziale è finito a Pordenone, un friulano a Napoli e così via. Le sedi territoriali disponibili sono state pubblicate dopo la scelta del ministero da parte dei vincitori. E non hanno consentito a tutti di modificare le preferenze, una follia”. Continua Sara, l’impiegata comunale: “Ho partecipato perché il mio stipendio si aggira intorno ai 1300 euro. Col nuovo lavoro ne guadagnerei circa 300 in più. C’è un problema: non so dove mi manderanno e ho due figli a carico in una famiglia monoreddito. Come faccio a vivere a Milano o a Roma, se devo pagare 800-900 euro di affitto? Dovrei rinunciare, ovviamente. La soluzione? Dovrebbero dare la possibilità di scegliere almeno su base regionale”.

I GIOVANI (IPER QUALIFICATI) PREFERISCONO IL PRIVATO – Davide, di Reggio Calabria, sta lavorando al Tribunale di Catania dopo aver vinto il concorso come addetto all’ufficio per il processo. Un concorso a cui hanno partecipato anche giovani iper qualificati (con laurea, master o dottorati) per un contratto a tempo determinato. “Da due anni sono un concorsista seriale. Ho vinto anche quello per funzionario: prima mi hanno assegnato a Vercelli, poi a Trieste. Ho rifiutato. Preferisco restare a Catania, seppur con uno stipendio leggermente inferiore, perché qui la vita costa meno e, a conti fatti, mi conviene. Ora sto aspettando le assegnazioni del concorso Inail. A Milano, se uno non ha una casa, è impossibile andare. Bisogna adeguare gli stipendi al tenore di vita“. Sulla questione è intervenuto Giuseppe Cotruvo, che da anni si occupa di formazione finalizzata ai concorsi. Al giornale di settore che si occupa di Pubblica amministrazione, PaMagazine, ha dichiarato che “le migliori eccellenze italiane non hanno difficoltà a trovare spazio nel settore privato, o all’estero, con condizioni contrattuali che, oggi, risultano nettamente migliori rispetto alle remunerazioni offerte dalla Pa. Bisognerebbe intervenire su questo aspetto”. Detto in parole semplici: vanno aumentati i salari.

LA FUGA DAI CONCORSI PER IL PNRR AL SUD – Capitolo a sé lo merita il concorso Coesione. Dopo il flop del concorso Sud, che puntava a reclutare (a tempo determinato, con un contratto di tre anni) 2.800 amministrativi per l’attuazione del Pnrr nelle regioni meridionali, assumendone soltanto 800, la riedizione del concorso (Coesione, questa volta) nel 2022 ha messo a bando 2.022 posti, ma gli idonei sono stati solo 728. Perché è successo? Nessuna sicurezza sul futuro (la sensazione è che, terminati i tre anni, i lavoratori resteranno a casa), stipendi modesti (1500-1600 euro al mese) a fronte, ancora una volta, della richiesta di avere giovani iper qualificati: la valutazione per titoli, infatti, ha fatto passare in secondo piano i risultati dei quiz. Anche qui, di nuovo, con buona pace di Brunetta, che aveva assicurato di voler riempire la Pubblica amministrazione di personale competente. Peccato che il privato paghi di più: chi ha la possibilità rinuncia al posto, puntando sulle aziende o su concorsi che assicurano un compenso maggiore.

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