CRONACA E ATTUALITÀITALIA

Curare nel rispetto della Costituzione: è nata la Società italiana di medicina

Recentemente è stata fondata la Società Italiana di Medicina (Sim), una rete di associazioni impegnate nella tutela della Salute. All’interno delle stesse, infatti, vi sono medici ed odontoiatri che rivendicano il diritto-dovere di operare in piena libertà e autonomia, senza alcuna pressione, imposizione, condizionamento economico, politico o di qualsiasi natura. Sostanzialmente l’intento – come si legge sul sito ufficiale della Sim – è quello di tutelare la salute dei pazienti individuando le cure migliori nel rispetto del codice deontologico e del dettato costituzionale. Quanto scritto finora, però, è semplicemente una sorta di riassunto di quelle che sono le ragioni alla base della creazione della Sim nonché degli obiettivi da essa perseguiti, che in realtà sono molto vasti. Proprio per questo abbiamo intervistato il Dr. Luigi Marcello Monsellato, presidente e coordinatore della Sim, che ci ha spiegato in maniera dettagliata quali sono i principi che guidano la Sim ed i motivi che hanno determinato la sua nascita.

Cosa vi ha spinto a creare la Sim?

Sicuramente il fatto che stiamo vivendo una situazione davvero assurda a livello medico-sanitario. Purtroppo i medici sono stati costretti ad adeguarsi a delle imposizioni che noi della SIM reputiamo anticostituzionali, ed è proprio per far fronte a questo malcontento che serpeggia tra noi che abbiamo deciso di creare la Sim, che è una rete di associazioni. Noi infatti non accettiamo persone singole ma solo associazioni, in modo tale da riuscire col tempo a creare una massa critica.

Su cosa si basa la medicina in cui voi credete?

Noi partiamo dal fatto che la medicina deve ovviamente basarsi sulle prove. Inoltre deve fondarsi sulla prevenzione primaria, sulla profilassi e soprattutto sulla terapia personalizzata. Ciò in quanto, se ad esempio si guarda al Covid, si nota che non tutti vengono colpiti allo stesso modo dal virus: moltissime persone non vengono minimamente lambite da esso, altre sono positive ma asintomatiche, altre ancora hanno pochi sintomi ed infine pochissimi individui hanno sintomi importanti. Dunque è fondamentale valutare ad personam rischi e benefici di qualsiasi trattamento, perché ognuno ha una differente capacità di reagire alle minacce esterne. Il nostro approccio perciò è improntato a curare la persona piuttosto che una realtà esterna. Pensiamo che non esista un problema esterno, ma che l’esterno crei un problema all’interno poiché quest’ultimo glielo consente: in pratica, una realtà esterna può incidere nel momento in cui c’è un terreno fertile che glielo permette.

Dunque ritenete anche che sia importante favorire un corretto stile di vita?

Certamente. Bisogna offrire alle persone uno stile di vita adeguato al benessere ed alla salute. Il nostro infatti è un progetto di educazione al vivere bene, il che implica tutta una serie di fattori quali quello di seguire una corretta alimentazione e di fare attività fisica.

Cosa pensate del modo in cui le istituzioni hanno gestito la pandemia?

Premetto che noi vogliamo evitare uno scontro con le istituzioni: vogliamo semplicemente un confronto – che stiamo chiedendo da mesi – con cui dare voce a due diverse visioni della stessa realtà. Ovviamente non escludiamo il fatto che ci sia un’emergenza a cui bisogna far fronte con i metodi classici della medicina ufficiale, tuttavia vi sono varie criticità legate al modo in cui il governo ha risposto alla pandemia. Basti pensare che i tabaccai sono sempre rimasti aperti e le sigarette sono state vendute non tutelando così la salute delle persone. Quindi torniamo al discorso di prima del corretto stile di vita, che non è stato preso affatto in considerazione dalle istituzioni, le quali hanno continuato a sostenere che l’unica soluzione risiedesse nel vaccino. Si pensi poi alla famosa vigile attesa e tachipirina: abbiamo tantissime dimostrazioni di medici – me compreso – che ribellandosi a queste linee guida governative, e curando il paziente da subito, hanno ottenuto ottimi risultati.

A proposito di medici, all’interno della Sim ci sono nomi noti?

Sì, ci sono diversi medici e professori universitari noti che hanno deciso di abbandonare il potere ed il prestigio che avevano acquisito per cercare di riappropriarsi di concetti quali la libertà ed il valore. Personaggi ormai alla ribalta che spiegano in maniera inequivocabile che esiste anche un altro modo di vedere le cose, come il Dr. Luca Speciani, il pediatra Eugenio Serravalle o l’endocrinologo Giovanni Frajese.

La vostra idea è quella di fondare una nuova medicina o in realtà volete un “ritorno alle origini”?

Vogliamo un recupero della medicina nel senso più vero del termine. Per noi non esiste un’altra medicina, esiste semplicemente la medicina così come è sempre stata e con la quale però purtroppo negli ultimi tempi abbiamo perso il contatto. La medicina adesso è diventata eccentrica rispetto ai bisogni del paziente nonché influenzata da pressioni economiche. Noi invece vogliamo una medicina libera.

Quindi, in conclusione, quali sono i principi fondamentali perseguiti dalla SIM?

Sono i seguenti: libertà di espressione, libertà di cura, libertà di terapia ed assenza di conflitto di interessi con le aziende farmaceutiche.

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