CRONACA E ATTUALITÀROMA

“Atac ko a causa dell’assenteismo”. Eccola nota interna che inchioda l’azienda.

Nel primo trimestre del 2022, in media non si è presentato sul posto di lavoro il 17,53% dei dipendenti. Il dato è in peggioramento: nello stesso periodo del 2020 si assentava il 16,67%, nel 2021 il 13,21%.

I continui stop alle scale mobili. Per alcune settimane anche la mancanza di treni, in manutenzione e rimasti senza il tornio che rimette in forma le ruote stressate dal peso dei vagoni. Ora, però, a spiegare le continue chiusure delle stazioni delle metro A, B e B1 c’è pure la piaga dell’assenteismo.

A metterlo nero su bianco è Atac. Così si legge in uno degli ultimi report interni all’azienda che nelle ultime ore ha preso a circolare in Campidoglio: a determinare la serrata delle fermate delle tre linee è, tra gli altri fattori, pure la “carenza strutturale di risorse necessarie per la copertura delle stazioni, unitamente al significativo tasso di assenteismo” dovuto a “prescrizioni mediche e significativo ricorso agli istituti di legge”. Malattie e permessi concessi dalla legge 104.

I trasporti nel sondaggio online di Repubblica sono stati bocciati con un secco 4 su 10. E a leggere le statistiche di Atac non si fatica a capire perché. Non bastassero i mancati investimenti nelle manutenzioni dei treni e delle infrastrutture delle metropolitane A, B e B1 ereditate dall’era grillina, c’è sempre il guaio delle assenze. Il personale, già sottodimensionato, è piuttosto ballerino. Nel primo trimestre del 2022, in media non si è presentato sul posto di lavoro il 17,53% dei dipendenti. Il dato è in peggioramento: nello stesso periodo del 2020 si assentava il 16,67%, nel 2021 il 13,21%. I disertori incalliti? Gli addetti al supporto dell’esercizio: da gennaio a marzo, il29,96% non ha strisciato il badge. Tornando al totale, ogni giorno restano a casa 1.907 su 10.881 tra autisti, macchinisti, meccanici, operatori di stazione, impiegati e funzionari.

Un bel problema, specie in una Capitale nel pieno del rilancio dopo la lunga frenata pandemica. Essere un pendolare a Roma non è facile. Essere un turista e doversi calare in una realtà fatta di chiusure a sorpresa e stop improvvisi al servizio deve essere disorientante. La stazione Libia della tratta B1, tanto per dire, resterà chiusa fino all’11 giugno per la manutenzione delle scale mobili. E a cadenza quotidiana si registrano stop imprevisti sulle altre linee. Troppi.

Tanti da convincere l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali, legata all’Assemblea capitolina, a stilare una classifica interattiva e aggiornata in tempo reale in grado di tener conto delle ore di chiusura collezionate dalle singole fermate.

L’analisi dei tweet di @infoatac, canale ufficiale della municipalizzata e fornitore seriale di delusione per chi decide di muoversi con i mezzi pubblici, è impietosa. Sulla metro A, da inizio anno, la stazione Re di Roma ha chiuso i battenti per guasti e disguidi già per 29 ore. È record. Sulla linea blu, le note dolenti arrivano dalla tratta B1. Il tribunale civile ha già sottolineato i “difetti di costruzione” che hanno funestato l’opera sin dall’inaugurazione. La rivelazione del Campidoglio conferma che nel 2022 le fermate da Annibaliano a Jonio sono rimaste chiuse in media per 21 ore.

Un disastro a cui ora si somma anche l’autodenuncia di Atac, rilanciata pure dal blogger Mercurio Viaggiatore. Nello stesso report sull’assenteismo, gli 007 che si occupano dell’audit ( le inchieste interne all’azienda) indicano l’unico modo per sanare il problema nelle metropolitane.

La soluzione sta nelle assunzioni: ” È già in atto il ricorso, ove possibile e secondo disponibilità del personale, a prestazioni in straordinario per la copertura di turni interi o parziali evitando la chiusura delle stazioni con alti tassi di frequentazione di passeggeri. Tuttavia, per garantire la copertura del 100% delle stazioni, sarà necessario procedere con l’acquisizione di risorse con funzione di operatore di stazione sulla base delle carenze rilevate”.Bisognerà parlarne con il “socio unico”, il Comune che ha appena finito di aggiustare i mali di Ama con 655 innesti tra netturbini e autisti. Ora anche Atac aspetta il suo prossimo piano assunzionale.

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