Approvata la legge sul femminicidio, ergastolo!

Il femminicidio entra nel codice penale come un reato autonomo. A ratificare la svolta è il Senato che approva il disegno di legge all’unanimità: 161 presenti, 161 sì e un applauso che scoppia in aula. Ora toccherà alla Camera l’approvazione definitiva, sperando che il voto sia altrettanto corale.
Soddisfatta la premier Giorgia Meloni, perché «l’Italia è tra le prime nazioni a percorrere questa strada, che siamo convinti possa contribuire a combattere una piaga intollerabile».
Il reato viene definito in modo più ampio (come un atto di discriminazione o di odio verso una persona in quanto donna o come conseguenza del suo rifiuto ad avere o continuare una relazione affettiva) ed è punito con l’ergastolo.
Non sono mancati dibattiti ed emendamenti. Si è estesa l’applicabilità anche a chi si percepisce come donna, ma non lo è anagraficamente. I correttivi, inoltre, si estendono alle aggravanti previste per i maltrattamenti in famiglia, le lesioni e lo stalking.
Altre novità sono gli aiuti agli orfani di femminicidio: la legge stanzia per loro 10 milioni di euro. Ma soprattutto allarga la platea: gli aiuti varranno per tutti i minori privati della madre se uccisa in quanto donna, anche se l’omicida non aveva un legame affettivo con lei, né al momento né prima.
E anche per i figli di donne sopravvissute a tentativi di femminicidio, ma rimaste gravemente compromesse tanto da non poter più prendersi cura dei figli.
Il sì del centrosinistra però non nasconde l’esistenza di lacune e critiche alla legge. Pd, Avs e M5s denunciano l’assenza di interventi e investimenti su prevenzione, cambio culturale ed educazione affettiva.