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Su Whatsapp “Scrivi quando arrivi”: ecco la chat con cui le ragazze si aiutano

A lanciare la proposta è stata una studentessa 22enne Samia Outia, in poco tempo la chat si è diffusa e vari gruppi sono nati in diverse città

Una frase, semplice e breve, che può in molti casi fare la differenza in termini di sicurezza e prudenza. “Scrivi quando arrivi”, un invito che è anche il nome di una chat solidale nata su Whatsapp per donne e ragazze che tornano a casa da sole.

A lanciare l’idea una studentessa, veneta “con doppia cittadinanza marocchina e italiana” iscritta al quarto anno di Giurisprudenza a Bologna. In particolare, ha raccontato la ragazza all’edizione bolognese de la Repubblica, ci sono stati alcuni episodi diversi, lontani e vicini, che l’hanno segnata e spinta a cercare un modo per aiutarsi a vicenda: il femminicidio di Giulia Cecchettin e i casi di violenza sessuale “in via dell’Unione e delle Belle Arti”, proprio a Bologna. Vicende che hanno fatto sentire lei e le sue amiche “affrante e insicure”.

Così Samia ha deciso di scrivere e stampare in autonomia centinaia di volantini: “Non ti senti sicura a tornare a casa? Neanche io”. I volantini sono stati affissi su pali, muri, bacheche, con la proposta di organizzarsi insieme scrivendo a @scriviquandoarrivi”. Da lì è nata una grande rete, circa trecento ragazze, per lo più studentesse fuorisede, che qualche mese si danno sostegno reciproco per le uscite notturne, e soprattutto per i rientri a casa comunicando sulla chat l’arrivo. “Se hai paura a tornare a casa da solo, puoi essere coinvolto. Poi, facciamo delle verifiche prima di aggiungere qualcuno in un gruppo, per evitare l’ingresso di malintenzionati” ha raccontato Samia al quotidiano La Stampa.

Ma le segnalazioni non arrivano solo durante la notte: anche nel tardo pomeriggio, o la sera ci sono ragazze che preferiscono trovare qualche altra ragazza con cui fare un tratto di strada insieme. “C’è sempre qualcuna pronta a telefonare o ad andare di persona, per accompagnare una ragazza che lo chiede e dirle: Sorella, non sei sola” ha spiegato la studentessa.

E nella maggior parte dei casi le richieste di aiuto arrivano via Instagram. “Qualcuna mi scriveva entusiasta dell’iniziativa ma mi segnalava che nella sua città non esisteva nulla di analogo, allora le proponevo di aprire il gruppo anche lì”. La rete solidale, nata a Bologna si è diffusa così in pochissimo tempo anche a Roma, Firenze, Torino, e Bergamo e Samia spera che anche le istituzioni possano contribuire a un suo allargamento. “Se le università volessero informare le studentesse sul come contattarci, ci farebbe piacere”, dice. Intanto volantini e passaparola continuano a popolare la chat.