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“Sei italiano? Il passaporto non basta”. Ecco cosa succede a chi viaggia nel Regno Unito

A decine di europei diretti nel Regno Unito è stato richiesto un documento ulteriore dalle compagnie aeree per evitare sanzioni connesse ad un eventuale respingimento alla frontiera. La denuncia di un’attivista: “Sbagliato e illegale”

"Sei italiano? Il passaporto non basta". Ecco cosa succede a chi viaggia nel Regno Unito

Se sei italiano, francese o greco, insomma se sei un europeo, peggio ancora se “mediterraneo”, il tuo passaporto potrebbe non bastare per imbarcarti su un volo diretto nel Regno Unito. Non c’è una regola e non è scritto da nessuna parte. Di fatto, però, è quello che succede da un po’ di tempo con alcune compagnie aeree. A scoperchiare il vaso di Pandora è stata Lara Parizotto, 26enne di origini italiane che vive e lavora nella Capitale britannica. Due giorni fa ha postato su Twitter il video della discussione avuta con una hostess di terra della Ryanair. “Mi serve un documento, oltre al passaporto, che attesti la sua identità”, chiede l’assistente. La ragazza, che lavora per “The 3 million”, un’associazione nata dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE per difendere i diritti dei cittadini europei, replica che non esiste una legge per la quale il passaporto debba essere integrato con un altro documento.

“Sono solo controlli random imposti dall’azienda”, è la giustificazione dell’impiegata della compagnia low cost. Ma incalzata dalle domande della giovane attivista ammette che i controlli “a campione” in realtà si rivolgono nello specifico ai cittadini con passaporto “italiano, greco e francese”. “Di solito i passaporti italiani vengono falsificati, e anche quelli di Grecia e Francia”, è la spiegazione. Lara continua ad insistere: “Non capisco, non c’è bisogno di mostrare un altro documento”. Ma l’impiegata è perentoria: “Signorina, vuole volare con noi oppure no?”. Alla fine la ragazza è costretta a mostrare un secondo documento d’identità per avere accesso alla cabina assieme agli altri passeggeri.

“Continuavano a dirmi che stavano facendo controlli random, sapevo che non era vero, infatti ho continuato ad insistere e alla fine hanno ammesso che la mia nazionalità, fra le altre, era nel mirino. Tutto questo è sbagliato e immotivato”, scrive Lara su Twitter, chiedendo spiegazioni al vettore. E il suo caso non è isolato. “Easy Jet mi ha negato l’imbarco a Palma de Maiorca perché ho il passaporto rumeno e stavo tornando nel Regno Unito, dove vivo da 12 anni. Mi hanno chiesto un ulteriore documento per provare il mio status di immigrazione nel Paese”, scrive sullo stesso social Andreea Dumitrache, anche lei impiegata nella stessa organizzazione. Viaggiava, come ha raccontato a Repubblica, dall’isola spagnola a Bristol, un giorno prima che la sua collega ricevesse lo stesso trattamento perché proprietaria di un passaporto italiano. L’azienda ha però spiegato che “lavora in stretta collaborazione con le autorità su tutto il suo network e si attiene alle loro indicazioni per garantire la sicurezza di tutti i suoi clienti e del suo personale. EasyJet ha la responsabilità di garantire che i documenti dei passeggeri siano validi e che, indipendentemente dalla loro nazionalità, siano accettati presso la destinazione prevista. Creiamo connessioni tra persone in oltre 30 Paesi, e possiamo di certo affermare che nella nostra organizzazione non c’è spazio per alcun tipo di discriminazione. La sicurezza di tutti i passeggeri e del personale è la massima priorità di EasyJet”.

“Mi è successa la stessa cosa in Spagna due settimane fa”, risponde un altro utente. “Nel mio caso – racconta – il documento d’identità non era abbastanza e quindi mi hanno chiesto di mostrare anche il passaporto”. Lo scorso aprile l’organizzazione che si occupa di supportare i cittadini europei nel Regno Unito ha scritto al ministro dell’Immigrazione britannico Kevin Foster per chiedere spiegazioni. Il ministero dell’Interno, però, contattato da Repubblica, spiega che si tratta di una procedura interna alle compagnie aeree. In effetti, non esiste nessuna legge che impone ai cittadini di alcuni Stati, tra cui l’Italia, l’obbligo di fornire prove ulteriori della propria identità o del loro status nel Paese. Ma ormai da qualche mese i controlli “a campione” sono diventati la prassi per chi viaggia Oltremanica con le low cost.

La ragione sarebbe di natura essenzialmente economica: se ai passeggeri non in regola con i documenti viene negato l’imbarco alla frontiera britannica le spese di rimpatrio sono a carico della compagnia. Che non ha nessuna voglia di sostenerle, né di pagare la multa comminata dalle autorità. Il fatto, però, denunciano in molti sotto il post di Lara, è che l’atteggiamento nei confronti degli expat è diventato sempre più “ostile”. E dire che “di solito i passaporti italiani sono falsi”, sa tanto di discriminazione.

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