CRONACA E ATTUALITÀROMA

Sciopero a Roma: venerdì 20 maggio bus, metro e tram a rischio per 24 ore

Anche il settore ferroviario si fermerà dalle 21 del 19 fino alle 21 del 20 maggio.

Venerdì 20 maggio bus, tram e metro di Roma a rischio per lo sciopero di 24 ore indetto tra i lavoratori dell’Atac dal sindacato Usb. L’agitazione interesserà l’intera rete Atac, ma anche RomaTpl e Cotral. Il servizio sarà comunque regolare fino alle 8,30 e dalle 17 alle 20, mentre è a rischio dalle 8 alle 17 e dalle 20 fino a fine servizio.

Lo sciopero in Atac del 20 maggio

A Roma saranno interessate le aziende del comportato trasporto pubblico di Atac. Saranno quindi possibili stop per bus, tram, metro e per le tre ferrovie regionali gestite dall’azienda romana, ossia Roma-Lido, Termini-Centocelle e Roma-Nord. Lo sciopero riguarda anche i collegamenti che Atac ha dato in subaffidamento.

Possibili, anche, disagi nelle attività al pubblico di Roma Servizi per la Mobilità, in particolare lo sportello permessi di piazzale degli Archivi, all’Eur, e il contact center infomobilità 0657003. La protesta dell’Ugl del 3 dicembre interesserà anche Ferrovie dello Stato ma con un orario differente e più lungo, dalle 9 alle 17.

Durante lo sciopero, nelle stazioni della rete metroferroviaria Atac che resteranno eventualmente aperte, non sarà garantito il servizio di scale mobili, ascensori e montascale. Sempre nel corso della protesta, non sarà garantito il servizio delle biglietterie Atac presenti in alcune stazioni della metropolitana e ferroviarie; i parcheggi di interscambio resteranno aperti. Il servizio delle biglietterie on-line resta sempre attivo. 

Le linee della Roma Tpl a rischio per lo sciopero 

Ecco l’elenco completo delle linee bus interessate dallo sciopero: 08, 011, 013, 013D, 017, 018, 022, 023, 024, 025, 027, 028, 030, 031, 032, 033, 035, 036, 037, 039, 040, 041, 042, 048, 049, 051, 053, 054, 055, 056, 057, 059, 066, 074, 078, 081, 086, 088, 135, 146, 213, 218, 226, 235, 314, 339, 340, 343, 349, 404, 437, 441, 444, 445, 447, 502, 503, 505, 541, 543, 546, 548, 552, 555, 557, 657, 660, 663, 665, 701, 702, 710, 711, 721, 763, 763L, 764, 767, 771, 777, 778, 787, 789, 808, 889, 892, 907, 908, 912, 982, 985, 992, 993, 998, 999, C1 e C19. 

Le motivazioni della protesta

“Dopo il periodo della pandemia che ha piagato un Paese già debilitato, i lavoratori autoferrotranvieri tornano ad essere vittime sacrificali del totale disinteresse della politica sul tema dei servizi pubblici essenziali. – spiega Usb in una nota che spiega la protesta – Questo governo mira a incentivare la guerra, lo sfruttamento, la precarietà, la disoccupazione, la devastazione sociale e ambientale, rifiuta di mettere mano agli indispensabili interventi strutturali nel trasporto pubblico locale confermando il completo abbandono, ormai più che ventennale, di ogni tipo di intervento organico ed economico nei trasporti e in tutti i servizi pubblici essenziali, gettati nelle fauci del mercato a forza di privatizzazioni selvagge. La situazione già drammatica di attacco ai salari, attraverso contratti nazionali sempre più penalizzanti, viene amplificata dalle scelte del Governo che distrae denaro pubblico investendo in armamenti; denaro che poteva essere usato per garantire servizi essenziali e salari dignitosi”.

“Una scelta per la quale saranno i lavoratori, i cittadini tutti a pagarne il prezzo umano e sociale Alzate i salari – È la nostra risposta a 30 anni di moderazione salariale imposta dall’UE, da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Solo nell’ultimo decennio il salario dei lavoratori ha perso un grosso potere economico e l’aumento dell’inflazione sta rendendo ancora più poveri i lavoratori e i padroni sempre più ricchi. I lavoratori Autoferrotranvieri vedono ancor più peggiorata la loro condizione economica, dopo il vergognoso CCNL sottoscritto dai sindacati concertativi il 10 maggio 2022 che distribuisce una elemosina retributiva. Abbassate le armi – Il riarmo dell’UE e la spedizione di armi all’Ucraina, infatti non solo allontanano la pace, ma per di più sottraggono risorse allo stato sociale, a pagarne le conseguenze non saranno i padroni, ma i lavoratori, con i licenziamenti, attacco al salario e inflazione”, conclude il sindacato.

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