CRONACA E ATTUALITÀESTERO

Rivolta in Sudan.

epa08129754 Sudanese army soldiers patrol a street in Khartoum, Sudan, 15 January 2020. According to local media sources, gunfire was heard on 15 January evening in the Sudanese General Intelligence Department and other places when disbanded armed men were protesting over severance payment, they deemed too low. The shooting resulted in two soldiers killed and four others injured. EPA/MARWAN ALI BEST QUALITY AVAILABLE

Esplode il caos in Sudan dopo che gruppi di paramilitari hanno provato il golpe per rovesciare l’esercito al potere nel Paese. A Khartoum da questa mattina sono esplosi scontri a fuoco tra le truppe regolari e le Forze di supporto rapido che hanno annunciato di controllare l’aeroporto della Capitale, bombardata dall’aviazione. I paramilitari poi hanno fatto sapere di aver conquistato anche il Palazzo presidenziale.”Si spara anche a Khartoum 2. Vengono usate pure armi pesanti e circolano carri armati, si sentono forti esplosioni”, riferiscono dal settore della capitale sudanese in cui si trova l’Ambasciata italiana. L’Unità di crisi della Farnesina ha invitato gli italiani presenti a Khartum a non lasciare le proprie abitazioni mentre nella Capitale sono in corso pesanti combattimenti. “L’aeroporto è stato al momento chiuso e molte strade risultano bloccate”.Il rappresentante speciale dell’Onu per ul Sudan, Volker Perthes, in una nota ha chiesto “l’immediata cessazione dei combattimenti per garantire la sicurezza del popolo sudanese e per risparmiare il paese da ulteriori violenze”. Perthes, viene spiegato, ha contattato entrambe le parti in causa, ovvero le Forze armate sudanesi (Saf) e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf).Le milizie filo-russe dell’Rsf, controllate dal vicepresidente del Consiglio di transizione Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo e appoggiato dal gruppo russo Wagner, avrebbero preso il controllo del Palazzo presidenziale di Khartum, dell’aeroporto di Merowe a nord della Capitale e anche della sede della televisione nazionale. Un attacco definito “brutale” dalle forze regolari. A quattro anni dalla deposizione del presidente Omar al Bashir, nell’aprile del 2019, in Sudan il processo politico concordato dalla maggior parte delle forze in campo per istituire un governo a guida civile appare ancora lontano.