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Nordio cambia la legge Cartabia per decreto, se c’è l’aggravante di mafia si procede d’ufficio

Due correzioni suggerite anche da Gian Luigi Gatta, ex consigliere della Guardasigilli, per evitare di bloccare gli arresti per i reati della criminalità organizzata e per consentire comunque il fermo, adesso impossibile, dando 48 ore di tempo per presentare la querela.

Se c’è l’aggravante mafiosa si procederà d’ufficio. Dopo gli evidenti effetti nefasti della legge Cartabia evidenziati dai casi raccontati negli ultimi giorni (e previsti dal Fatto Quotidiano fin dalla votazione, nel 2021, del provvedimento), il ministro della Giustizia Carlo Nordio procede per decreto. Per effetto della legge scritta dalla Guardasigilli di Draghi, infatti, i reati contro il patrimonio in contesti mafiosi hanno bisogno della querela di parte per essere perseguiti: quindi se la vittima non querela, scatta la revoca dei provvedimenti restrittivi. Una scelta portata avanti nonostante numerosi avvertimenti da parte dei più esperti magistrati antimafia. Ma ultimamente resa indifendibile dai fatti. Su tutti il caso dei mafiosi accusati di sequestro e lesioni, aggravati dal metodo mafioso, non denunciati dalle vittime del pestaggio. Così la procura di Palermo hanno dovuto chiedere la revoca della misura cautelare.

La nota di via Arenula – “Il Ministero della Giustizia è già al lavoro per studiare ed elaborare gli interventi urgenti, anche di carattere normativo, che la recentissima segnalazione di talune criticità sembra rendere senz’altro opportuni”. Lo rende noto il comunicato di Via Arenula. In particolare, sono in corso “le valutazioni necessarie a riconsiderare alcune scelte di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi e altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendono indispensabili provvedimenti cautelari di urgenza“. “Altri interventi – prosegue il comunicato – saranno preordinati a rendere più scorrevole l’applicazione di norme processuali, ad esempio in materia di presentazione dell’appello, sgombrandole da qualsiasi dubbio interpretativo. Non può essere dimenticato – si legge ancora nella nota – che le riforme processuali sono state oggetto di esame da parte della Commissione Europea, e ritenute, allo stato, idonee a garantire all’Italia le risorse indispensabili per la ripartenza, con la conseguenza che ogni loro modifica non potrà non tenere conto di tale determinante percorso”.