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Leonardo da Vinci: spiegate le strane macchie nere apparse sul Codice Atlantico

codice atlantico-Leonardo da Vinci
Fonte: Twitter/@ElenaCue_dc

Diversi anni fa apparvero sul famoso Codice Atlantico di Leonardo da Vinci delle ambigue macchie nere. La nota collezione di disegni e scritti, situata dal 1997 in un microclima controllato prezzo la Biblioteca Ambrosiana di Milano, aveva iniziato a presentare delle strane tracce di annerimento. Secondo le indagini eseguite sul Codice, tali macchie erano presenti su circa 120 pagine.

Tuttavia, le macchie stavano iniziando a preoccupare i curatori con la paura di perdere per sempre la più grande collezione di Leonardo da Vinci all’interno del Codice Atlantico. Non era molto chiaro quale fosse la causa principale di tutto ciò. Finalmente ci sono delle spiegazioni a questo strano fenomeno: infatti, recenti studi hanno escluso che queste macchie fossero causate dal deterioramento microbiologico. Ad ogni modo, una nuova ricerca ha esaminato le pagine utilizzando l’imaging a fotoluminescenza iperspettrale e l’imaging a fluorescenza UV, riscontrando la presenza di amido e colla vinilica nelle aree fortemente colorate del codice, precisamente ai bordi delle pagine in cui sono rilegate.

Come ha spiegato in un articolo il gruppo di esperti: Una miscela di PVAc e colle di amido è stata rilevata nell’area più vicina al foglio, che è l’area che appare scura. Resta da determinare se le reazioni di degradazione di questa colla sintetica (insieme all’idrolisi della carta) potrebbero aver avuto un ruolo nel promuovere il fenomeno dell’annerimento”.

Inoltre, il team ha anche scoperto nanoparticelle inorganiche rotonde costituite da mercurio e zolfo all’interno della cavità sulla carta che separa le pagine del codice. In un comunicato stampa gli esperti hanno poi affermato che: “Studi approfonditi sui metodi di conservazione della carta ci hanno permesso di formulare alcune ipotesi sulla formazione del metacinabro. La presenza di mercurio potrebbe essere associata all’aggiunta di un sale antivegetativo nella miscela di colla utilizzata nelle tecniche di restauro di Grottaferrata, che avrebbe potuto essere applicato solo in alcune aree della carta passepartout, proprio dove contiene il foglio di Leonardo, per garantire l’adesione e prevenire le infestazioni microbiologiche sul Codex”.

Mentre per quanto riguarda la presenza di zolfo, è stata associata all’inquinamento atmosferico o agli additivi utilizzati nella colla, che col passare del tempo avrebbero provocato una reazione con sali di mercurio e la formazione di particelle metacinabro, responsabili quindi anche delle macchie nere. Lo studio è stato poi pubblicato su Nature.