CRONACA E ATTUALITÀESTERO

Energia, Liz Truss congela gli aumenti delle bollette per due anni. Ecco perché in Italia non si può fare.

Un pacchetto di aiuti da oltre 150 miliardi di sterline, mentre nel nnostro Paese si discute su un programma di circa 10.

Benvenuti nella “Trussonomics”. Il nuovo primo ministro britannico non ha perso tempo ad agire per ridurre gli effetti devastanti del caro-energia su famiglie e imprese.

Il pacchetto di aiuti lanciato giovedì mattina è davvero notevole e non solo per la velocità con cui è stato approvato dal Parlamento di Westminster. Nel corso dei prossimi due anni (per le famiglie) e sei mesi (per le imprese), un primo ministro che si ispira a Margaret Thatcher, e che aveva promesso di ridurre “l’ingerenza” dello stato nell’economia, elargirà più di £150 miliardi di denaro pubblico.

Sarebbe normale provare un po’ d’invidia per l’efficienza britannica nel nostro Paese, dove partiti e governo stanno litigando su un programma di circa 10 miliardi di euro, coadiuvato da consigli per il risparmio quali docce più corte e termosifoni più freddi. Ed è naturale che la largesse della nuova Lady di ferro rafforzi chi chiede a Draghi il fantomatico “scostamento di bilancio” per ridurre il costo delle bollette.

Ma “be careful what you wish for”, “attenti a ciò che desiderate”, come si dice dalle parti di Londra. La prima domanda è se l’Italia si potrebbe permettere misure simili. La risposta è quasi sicuramente no.

Il governo Draghi ha già speso molto – il totale degli interventi sull’energia è pari al 2,6% del Pil, una delle percentuali più alte dell’Unione Europea. La Gran Bretagna, per esempio, aveva speso solo l’1,6% del Pil prima della Trussonomics. Nel lungo periodo, la storia insegna che i grandi salvataggi pubblici vengono sempre pagati dai contribuenti attraverso tasse più alte, quindi nuove misure di spesa adesso graverebbero sul giogo fiscale di generazioni future.

Il secondo, e più immediato, problema è che l’Italia è, come sempre, sotto i riflettori di investitori, mercati e Banca Centrale Europea. Il nostro rapporto tra debito e Pil – il dato-chiave per misurare la salute economica di una nazione – è al 153%, secondo solo a quello della Grecia nella zona euro e molto al di sopra della media del 96%. Nel Regno Unito è intorno al 100%, una bella differenza che lascia a Truss molto più margine di manovra di Draghi. Con la BCE pronta ad alzare ulteriormente i tassi, i Paesi che vivono al di sopra dei propri mezzi dovranno pagare interessi sempre più alti sul debito. Uno scostamento di bilancio in questo momento potrebbe far innervosire i mercati, spedendo lo spread alle stelle e mettendo subito in crisi il prossimo premier italiano.

Ci possiamo fare un’idea della risposta che i mercati potrebbero dare a uno scostamento da come gli investitori hanno giudicato il pacchetto di Truss. Mercoledì la sterlina è calata ai minimi nei confronti del dollaro dal 1985 proprio in anticipazione delle grandi misure di spesa. E chi era al potere nel Regno Unito nel 1985? Margaret Thatcher, of course. Truss ha già emulato la sua eroina, peccato che l’abbia fatto sulla cosa sbagliata

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