ITALIASPORT

Claudio Onofri ricorda Gigi Riva

Gigi Riva è stato un simbolo. Per il Cagliari, la Sardegna. Per l’intero pianeta calcio». Claudio Onofri racconta Rombo di Tuono con il tono di chi parla del suo idolo. L’ex capitano del Grifone, nato 8 anni dopo Riva, non l’ha mai sfidato sul campo ma l’ha incrociato più volte. «Sì, e poi lo vedo ogni notte, prima di dormire».

In che senso?

«Ho una sua foto in casa, appesa al muro. Io ragazzino, che lo abbraccio timidamente. Torino-Cagliari, ero nelle giovanili ma convocato in prima squadra. Emozionato, mi cambio mezz’ora prima del match, e vado sul campo dove arriva Riva, ancora in borghese. Fa per andare negli spogliatoi, lo circondiamo e ci inginocchiamo chiedendogli una foto e lui, felice, si ferma. Poi c’è la volta delle punizioni…».

Cosa era successo?

«Prima delle gare contro la Juve, il Cagliari si allenava al Filadelfia, vicino a noi ragazzi delle giovanili granata. Vediamo i suoi compagni che si allenano, ma Riva è a bordo campo, parla con Scopigno, e pensiamo: “Sarà infortunato”. Ma quando tutti escono, resta Riva, col portiere Reginato e inizio a bombardarlo da fuori area col suo sinistro impressionante, tutte botte all’incrocio. Per me era il fuoriclasse, con Rivera. Fascino eterno».

Altri ricordi?

«Quando ero a Cagliari per le telecronache, allo stadio appariva sul tabellone la foto di Riva e ogni volta il pubblico reagiva con un’ovazione di 5-10 minuti, da brividi. Una sera dopo una partita lì, vado al ristorante: tavoli pieni, ne vedo uno libero e penso “per fortuna, ho una fame da lupi”. Faccio per sedermi, il proprietario mi stoppa: “No, qui no. E il posto di Gigi Riva”. Che ci andasse o meno, era suo. Campione sul campo, uomo diverso fuori, semplice. La scelta di restare nel Cagliari lo testimonia. Se giocava l’Italia non tifavo solo perché erano gli azzurri ma perché c’era lui, unico».