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Che tu sia Benedetto.

articolo di Massimiliano Spinella

Stamattina alle ore 9 è salito al Padre l’ultimo Papa. L’anziano Vicario di Cristo aveva 95 anni ed era da tempo malato, ma le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni. Si è spento serenamente in Vaticano, presso il monastero Mater Ecclesiae, dove si era ritirato in seguito alla celeberrima Declaratio del febbraio 2013.

Una data spartiacque, forse, per l’intera Storia della Chiesa. Ratzinger ha rappresentato il katèchon della Chiesa, colui che ha dilatato nel tempo e protetto la Cristianità fino all’ultimo dei suoi giorni.

Nella Seconda lettera ai Tessalonicesi, Paolo di Tarso esortava i fratelli nella fede a non considerare imminente la seconda e ultima venuta di Gesù Cristo. «Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione» ammoniva l’Apostolo delle Genti (2Ts 2, 3). «Ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene» (2Ts 2, 6-8).

Foto Roberto Monaldo- LaPresse Città del Vaticano

Katéchon indica proprio colui che tiene a freno l’Anticristo prima della Parusia finale. Joseph Ratzinger ha favorito proprio lo smascheramento del modernismo clericale che si era coagulato attorno alla Mafia di San Gallo che aveva scelto e indicato al trono di Pietro Papa Francesco. E lo avrebbe fatto attraverso il “passo di lato” della non-rinuncia interpretata però come dichiarazione di dimissioni. Attestando la (Santa) Sede impedita, il Pontefice tedesco ha permesso che i nemici della Chiesa rivelassero il loro vero volto. Ma allo stesso tempo non ha consentito loro di distruggere la bimillenaria dottrina cattolica, a costo di dover lanciare messaggi in codice.

In un’intervista rilasciata da Papa Benedetto al giornale cattolico teutonico Herder Korrespondenz, sottolineava la necessità di «separare i credenti dai miscredenti». Inclusi quelli travestiti da agnelli. Intervista pubblicata pochi giorni dopo il motu proprio “Traditionis custodes”. Quello con cui Jorge Mario Bergoglio ha condannato a morte la Messa vetus ordo (in latino), che proprio Benedetto XVI aveva invece liberalizzato con l’altro motu proprio “Summorum Pontificum”.

Bergoglio ha spesso manifestato la.propria natura, si è genuflesso dinanzi alla Pachamama in un rito pagano nei giardini vaticani, ha inserito un guerriero cornuto nel Presepe, ha modificato il Padre Nostro perché Dio non indurrebbe al peccato, ma Giobbe o Abramo potrebbero confermare il contrario.

Papa Benedetto XVI indicava come dirimente la “separazione del grano dal loglio” da vero katéchon dei nostri tempi. Nel suo storico documento, infatti, Joseph Ratzinger affermava di rinunciare al ministerium di Vescovo di Roma, vale a dire all’esercizio pratico del potere papale. Tuttavia, secondo il Canone 332 §2 del Codice di Diritto Canonico vaticano, un Papa abdicatario deve lasciare il titolo divino di Pontefice, ovvero il munus.

Ciò che invece sembrerebbe coerentemente prodotto dall’atto di Benedetto XVI è uno status ben diverso, previsto da un’altra norma, il Canone 412. Si tratta della (Santa) Sede impedita, come ha proposto il giornalista Andrea Cionci, principale autore dell’inchiesta sulla Magna Quaestio. Nonché scopritore del cosiddetto “Codice Ratzinger”, l’arguto ed enigmatico modus communicandi adottato da Papa Ratzinger nel suo autoesilio, che ha dato il nome all’omonimo bestseller. La separazione dell’ufficio papale in due enti, che risale al 1983, costituisce un piano anti-usurpazione mutuato dal diritto dinastico tedesco. A cui Sua Santità ha fatto ricorso per difendersi dall’aggressione modernista orchestrata dalla Mafia di San Gallo, come da rivelazioni (mai smentite) dell’ormai defunto Cardinal Godfried Danneels. Significherebbe infatti che, fino a oggi, l’unico Pontefice regnante era proprio Benedetto XVI. Il che, en passant, riporta inevitabilmente alla mente un passo del libro-intervista di Peter Seewald Ultime conversazioni. In cui il 265° Successore di San Pietro ammise l’eventualità di essere l’ultimo Papa «come l’abbiamo conosciuto finora», quale è designato nella cosiddetta profezia di Malachia.