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Bollette, la nuova stangata di gennaio supera il 60%

Le stime Nomisma rivedono al rialzo le tariffe che verranno applicate dall’1 gennaio 2022: aumento del 61% per il gas e del 48% per la corrente

Prepariamoci alla randellata energetica. Senza considerare gli effetti benefici che verranno in futuro dagli interventi salvabollette del Governo, se si allineano tutte le cifre dal 1° gennaio il gas potrebbe costare 1,55 euro al metro cubo, +61%. La luce potrebbe costare 43,8 centesimi al chilowattora, +48%. Le stime di Nomisma Energia come è naturale non possono ancora considerare gli interventi del Governo e sono per forza di cose stime approssimative, poiché la decisione sarà costruita sui dati dei prossimi giorni. Però gli andamenti dei mercati degli ultimi mesi lasciano poche speranze ai consumatori.

Mercati orgogliosi

Prima della fine dell’anno l’autorità dell’energia Arera dovrà aggiornare ai costi le bollette di luce e gas per i prossimi tre mesi, cioè dal 1° gennaio al 31 marzo. Le quotazioni internazionali sono orgogliose da settimane, con i dispetti russi sul metano, i singulti delle centrali nucleari francesi, il sonno eolico di gran parte delle eliche, il fotovoltaico reso torpido dal solstizio d’inverno.

In questi giorni sul mercato europeo Ttf il metano in partite spot si colloca sui 135-140 euro per mille chilowattora e i contratti d’acquisto per i primi tre mesi del 2022 in queste settimane si piazzano sui 100-105 euro per mille chilowattora.

La corrente elettrica all’ingrosso alla borsa elettrica italiana è da settimane sopra i 300 euro per mille chilowattora. I diritti di emissione della CO2 alla borsa europea Ets oscillano fra gli 80 e i 100 euro per tonnellata emessa, che per le centrali elettriche a metano significa un sovraccosto tra i 20 e i 25 centesimi in più al chilowattora. Non è un caso se vengono riaccese anche in Italia alcune centrali a carbone già spente, come La Spezia (Enel) e Monfalcone (A2A).

I consumatori e le imprese

I consumatori sono in allarme. Secondo la ricerca Ipsos «Gli italiani e la Povertà Energetica» realizzata per il Banco dell’Energia, per il 19% delle famiglie sarà un problema il pagamento delle bollette (il 31% tra coloro con redditi più modesti). Il Banco dell’Energia è un ente senza scopo di lucro promosso da A2A per sostenere le famiglie con difficoltà ad accedere ai servizi energetici essenziali come riscaldamento, illuminazione, gas per cucinare.

Nei giorni scorsi hanno lanciato segnali di preoccupazione gli imprenditori della ceramica, esposti al rincaro del metano, il combustibile principe nei forni per la cottura dei materiali ceramici.

Rincari del 231% nei costi del gas e del 166% nell’energia elettrica sono rilevati da uno studio del Centro Studi di Confindustria Brescia su un campione significativo di 113 aziende associate con 10.500 addetti, e osserva il presidente Franco Gussalli Beretta che per le aziende c’è «il rischio di dover sospendere l’attività per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità, nonostante il rialzo dei fatturati».

Ecco le vetrerie. Per fondere il vetro, l’industria italiana brucia in genere più di un miliardo di metri cubi di metano l’anno (1,5% dei consumi nazionali) ed esprime un fabbisogno di energia elettrica di 3 miliardi di chilowattora l’anno. Commenta il presidente dell’Assovetro, Graziano Marcovecchio, che «le alte temperature di fusione, 1.600 gradi, e l’impossibilità di spegnere gli impianti, pena danni irreversibili, ci rendono particolarmente esposti a quanto sta accadendo».

L’agroalimentare sente già gli effetti dei rialzi: «L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi — spiega una nota della Coldiretti diffusa ieri. — Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata. L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi».

Le previsioni degli esperti

Marco Bernardi, presidente della società elettrica Illumia, durante un evento ha chiesto all’economista dell’energia Alberto Clô «come la situazione che stiamo vivendo impatta la tanto auspicata liberalizzazione che attendiamo da tanto tempo». La risposta di Clô è stata venata dal pessimismo della ragione: la crisi energetica era «tutt’altro che inattesa», ha detto al meeting di Illumia, e «ha fatto emergere una serie di questioni che la retorica della transizione energetica ha cancellato dal dibattito pubblico. Una crisi non temporanea ma strutturale che richiede alle imprese e a tutti i soggetti di adeguarsi: dovete riprendere a guardare l’andamento dei mercati e vi accorgerete della fragilità del sistema». «La retorica sulla transizione ecologica — ha concluso l’economista — ha nascosto alcune verità: il metano è essenziale ed è necessario che imprese petrolifere riprendano gli investimenti».

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